Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa di Luciano Ardesi, Presidente dell’Associazione nazionale di solidarietà con il popolo sahrawi
Il coraggio di Aminatou ha vinto. Aminatou Haidar, la militante sahrawi dei diritti umani è rientrata nella notte a El Aiun, senza condizioni. Dopo 32 giorni di sciopero della fame, il Marocco ha ceduto davanti alla sua determinazione di rientrare nel proprio paese, anche se occupato. Il re ha dovuto prendere atto del coraggio e della forza di Aminatou e nello stesso tempo del più grave errore politico compiuto durante i suoi dieci anni di monarchia assoluta espellendo Aminatou verso le Canarie. La questione del Sahara Occidentale è andata sulle prime pagine dei giornali e delle tv, per non parlare del web, dopo vent’anni di oblio, e ciò grazie alla nonviolenza di una donna sahrawi, e
non per il rumore delle armi.
Vincere si può, anche con l’azione pacifica, chiara, determinata, nonviolenta. A niente è servita la repressione selvaggia che ha colpito questa donna, sequestrata per quasi quattro anni, in un centro segreto con gli occhi bendati, picchiata, arrestata, condannata, messa in prigione per altri mesi.
Aminatou Haidar non ha mai smesso di proclamarsi sahrawi, e di rivendicare, prima ancora che per sé, per il proprio popolo il rispetto dei diritti fondamentali a cominciare dal diritto all’autodeterminazione.
Le Nazioni Unite e la comunità internazionale devono ora prendere in mano risolutamente la questione del Sahara Occidentale. Il Consiglio di sicurezza non può più limitarsi a invitare le due parti, Marocco e Fronte Polisario a discutere. E’ apparso evidente in tutti questi anni che il Marocco non conosce altra lingua che quella della repressione. Il Consiglio di sicurezza deve farsi garante del rispetto dei diritti umani nei territori occupati. La missione dei caschi blu nel Sahara Occidentale (MINURSO) è l’unica delle Nazioni Unite dove la salvaguardia dei diritti umani non sia contemplata tra gli obiettivi. La Francia non ha, oggi come ieri, alcuna ragione per opporsi all’estensione del mandato della MINURSO. Tutti i prigionieri politici sahrawi devono essere liberati, a partire dai sette attivisti dei diritti umani in carcere a Casablanca.
Anche l’UE deve fare la propria parte. Non è ammissibile che chiuda gli occhi davanti alle proprie responsabilità. La vicenda di Aminatou non avrebbe mai avuto luogo senza la complicità della Spagna che ha accettato l’espulsione di Aminatou sul suo territorio. La Spagna deve denunciare una volta per tutte l’accordo con il quale il 14 novembre (lo stesso giorno dell’espulsione di Aminatou verso la Spagna!) 1975 cedette la propria colonia al Marocco e alla Mauritania infischiandosene del diritto all’autodeterminazione solennemente enunciato un mese prima dalla Corte internazionale dell’Aia.
L’UE si appresta a concedere dal 2010 lo status privilegiato al Marocco, ignorando le continue violazioni dei diritti fondamentali tanto nel Sahara Occidentale occupato che nel Marocco stesso.
Questo ennesimo insulto alla dignità e alla libertà tanto dei marocchini che dei sahrawi non può più essere consumato. Inoltre l’UE inizierà i negoziati per un nuovo accordo di pesca col Marocco. Lo scandalo dell’inclusione delle acque del Sahara Occidentale, contrario a tutti i principi del diritto internazionale, deve cessare una volta per tutte.
Niente sarà come prima. Il coraggio di Aminatou ha posto la questione della decolonizzazione sotto una nuova luce.