Nel silenzio della comunità internazionale il popolo Saharawi sta subendo una nuova violenta aggressione da parte del governo marocchino, aggressione che rischia di mettere in discussione il già molto precario piano di pace delle Nazioni Unite. I Saharawi da più di 30 anni lottano per il proprio diritto all’autodeterminazione. Dal 1976 una parte di questo popolo è costretto a vivere in esilio nel deserto algerino, in condizioni drammatiche. La nostra associazione ha ospitato ogni estate negli ultimi undici anni alcuni bambini Saharawi, per favorire l’incontro con i bambini italiani e per mantenere alta l’attenzione sulla difficile vita dei rifugiati nei campi profughi. I Saharawi rimasti nel Sahara Occidentale, costretti sotto un’occupazione da parte del Regno del Marocco che sta nuovamente facendosi repressiva, vivono in una condizione ancor più difficile. Il popolo Saharawi ha scelto, dal 1991, la via della trattativa, riponendo la propria fiducia nel processo di pace dell’ONU che doveva culminare in un referendum sull’autodeterminazione che ancora non ha avuto luogo. La scelta di questo popolo di non utilizzare il terrorismo per le proprie rivendicazioni ha paradossalmente occultato la sua giusta lotta. Nelle scorse settimane circa 20.000 Saharawi si erano accampati presso El Laioun, la capitale del Sahara occidentale occupato, per protestare contro la politica del governo marocchino. E’ notizia delle scorse ore che l’accampamento è stato assaltato e distrutto dalla polizia e da alcune bande armate e che numerosi sono stati i morti, i feriti, i dispersi. Le notizie sono confuse e frammentarie poiché a nessuna organizzazione indipendente, a nessun giornalista è permesso di entrare nel Sahara occidentale occupato. Già nelle scorse settimane le autorità marocchine erano state fortemente messe in discussione per la morte di un bambino Saharawi durante alcune proteste. La situazione rischia nuovamente di esplodere e la repressione nei confronti dei Saharawi di farsi ancora più dura. Per questo crediamo che le organizzazioni internazionali, lo Stato italiano e l’Unione Europea debbano far sentire la propria voce, chiedendo al Regno del Marocco di far cessare immediatamente le violenze nei confronti dei Saharawi, di rispettare le risoluzioni dell’ONU e di far svolgere finalmente il referendum per l’autodeterminazione del popolo Saharawi. Chiediamo al Comune e alla Provincia di Ferrara – che hanno stretto negli anni scorsi un patto di amicizia con una delle provincie della Repubblica Araba Saharawi Democratica in esilio – di chiedere al nostro governo di intervenire pretendendo il rispetto dei diritti umani e delle risoluzioni delle Nazioni Unite.
Associazione Oltreconfine – Ferrara