I paramilitari messicani tornano ad uccidere gli zapatisti. Marcos: “Il dolore e la rabbia ci fanno rimettere gli stivali”

MEXICO-EZLN-AUTONOMY-ANNIVERSARYIl 2 maggio scorso un centinaio di paramilitari ha compiuto un’aggressione con armi di alto calibro, machete e pietre contro basi d’appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) nella comunità del La Realidad in Chiapas, sud-est del Messico.

José Luis Solís López, nome di battaglia Galeano, maestro nella Escuelita Zapatista nella comunità autonoma zapatista, che nei mesi scorsi aveva visto alcune migliaia di persone giungere in Chiapas a conoscere l’esperienza delle comunità autonome, è stato barbaramente ucciso da alcuni paramilitari: sul suo corpo sono stati rinvenute ferite da machete e colpi di arma da fuoco, tra cui un colpo di grazia dietro la nuca.

La “guerra di bassa intensità” nel Chiapas ribelle, una guerra che va avanti tra alti e bassi dal 1 gennaio 1994, torna a far scorrere il sangue dei ribelli zapatisti del sud-est messicano, quei figli dei figli degli indios Tzotziles e Tzeltales che dalla colonizzazione spagnola non hanno fatto altro che tentare di sopravvivere alle sopraffazioni dei potenti coronati prima, dei latifondisti poi e del potere economico oggi.

L’episodio è avvenuto lo scorso 2 maggio, mentre all’interno del Caracol La Realidad (che poi è una specie di “capitale” nel mondo ribelle zapatista) si stava svolgendo una riunione tra la Giunta di Buon Governo dell’EZLN e alcuni dirigenti dell’organizzazione paramilitare CIOAC-H (legata al partito PRD, Partido de la Revolución Democrática, che ha governato il Messico dal 1929 al 2000): oggetto della riunione era la restituione di una camionetta zapatista sequestrata alcuni mesi fa da membri di questa organizzazione paramilitare nella stessa comunità del La Realidad.

Nella comunità zapatista erano presenti anche alcuni paramilitari armati del CIOAC-H e dei partiti PVEM e PAN (Partido Acción Nacional, cui è legato il Presidente Felipe Calderón Hinojosa) che improvvisamente avrebbero cominciato a danneggiare varie strutture, tra cui la rete idrica, due aule della scuola e la clinica autonoma della comunità. Poco dopo uno dei gruppi paramilitari ha compiuto un’imboscata all’ingresso della comunità contro tre mezzi che stavano trasportando delle basi d’appoggio zapatiste dirette al Caracol La Realidad per realizzare delle attività.

Altri zapatisti che sono invece usciti dal Caracol in sostegno dei loro compagni aggrediti è stato attaccato dall’altro gruppo dei paramilitari, ed in questo caso si è consumato l’omicidio: il tragico bilancio è di un morto, Galeano, e 13 feriti da arma da fuoco, una carneficina in perfetto stile narcos.

Secondo molte testimonianze dirette citate dal quotidiano messicano La Jornada, l’unico che dal 1994 documenta quotidianamente la lotta zapatista per la democrazia, la libertà e la giustizia, per il riconoscimento dei diritti degli indios del Chiapas, i paramilitari avrebbero più volte minacciato nuove azioni violente nei giorni successivi all’omicidio.

Le indagini su quanto accaduto sono state affidate al Subcomandante Moisès. Così il Subcomandante Marcos in un comunicato:

“Una donna dei contras è venuta a raccontarci che tutto è stato pianificato e che si trattava di un piano per far fuori Galeano.

Insomma: non si è trattato di una questione di comunità, dove le bande si affrontano infiammate dal momento. È stato qualcosa di pianificato: prima la provocazione con la distruzione della scuola e della clinica, sapendo che i nostri compagni non avevano armi da fuoco e che sarebbero andati a difendere quello che umilmente hanno costruito con il loro lavoro; poi gli aggressori hanno preso posizione sul percorso che sapevano che i nostri compagni avrebbero seguito dal caracol alla scuola; e, infine, il fuoco incrociato sui nostri compagni.”

La militarizzazione del Chiapas è ad una nuova stretta, dopo che negli ultimi anni dal 2004 il clima aveva cominciato lentamente a raffreddarsi. Per manifestare solidarietà con la causa zapatista si può scrivere un’email a solidarietarealidad@gmail.com.

Il mondo della cooperazione italiana e delle associazioni umanitarie ha già aderito all’appello dell’Ezln.

[Da Polisblog]

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